"
Come mi piacerebbe tu fossi qui... ti abbraccio." Con queste bellissime parole la
Padrona mi aveva lasciato la sera di Pasqua. Poi ieri, Pasquetta, è stata in giro con un'amica e ci siamo risentiti solo la sera. Sempre cortese mi ha chiesto dei miei figli e abbiamo chiacchierato un po' sui loro nomi. Amo molto quando mi chiede cose della mia vita. Ci tengo essere un libro aperto ed è giusto che
Lei mi chieda ogni cosa ed io risponda sempre con precisione e sincerità. Ho come la sensazione che più cose conosce di me, meglio può entrare nella mia mente, impadronirsene, formattarla e riprogrammarla secondo i Suoi interessi e i Suoi desideri.

Purtroppo la chiacchierata è stata breve. La
Padrona era inquieta e scontenta e me lo ha detto con chiarezza:"
Stasera non sono di buon umore, meglio se finisci la pausa e ti ridedichi a tua figlia." E io sono stato un po' sciocco nel cercare di sapere qualcosa in più del Suo stato d'animo, costringendola a chiudere il discorso con fermezza:"
no nulla è così e basta... ti saluto, buona serata."
E' stato un errore il mio, sono stato inopportuno. Ho cercato di dimostrare il mio interesse, sincero e preoccupato, per le emozioni che provava ma ho fatto qualcosa che non mi è richiesto. Era sufficiente obbedire, senza se né ma completamente fuori luogo, per evitare di irritare ancor di più la
Padrona.
Credo che dovrò riflettere sulle meccaniche di questa serata. Ancora una volta ho pensato troppo e ho commesso uno sbaglio. Non è la prima volta. Pensare non mi piace ma soprattutto è dannoso, mi complico le cose per nulla. Obbedire, subito, senza indecisioni, perché le scelte della Padrona sono sempre le migliori. E se Lei mi dice di chiudere e tornare da mia figlia non devo avere esitazioni ma fare semplicemente quello che mi è stato detto di fare. Il giorno in cui nella mia mente questo automatismo sarà naturale potrò veramente dirmi un buon servo, quello che la
Padrona desidera e merita di avere.
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