La vita di uno schiavo non è facile, si va incontro a frustrazioni, a momenti di sconforto che non dovrebbero trovare spazio ma che, in certe situazioni, sono inevitabili ed è fondamentale per un servo convinto saperli controllare e gestire.
Quando ho aperto questo blog l’ho fatto essenzialmente per due motivi. Uno perché desideravo che la Padrona sapesse tutto di me e qui fosse un posto dove esprimere compiutamente le mie sensazioni e i miei sentimenti. Due per riuscire in queste pagine ad analizzare le percezioni, i dubbi, i turbamenti che in questo cammino sapevo sarebbe stato inevitabile mi assalissero.
Ieri è stato, in questo senso, un giorno pesante. Sono stato indeciso sino all’ultimo se postare gli impulsi che mi hanno assalito, ma, come ho detto, sono convinto di non dover nascondere nulla alla Padrona anche se l’aver provato certe cose è sicuramente un errore sulla base di quanto ci siamo detti in questi giorni. E inoltre sento la necessità di fare chiarezza, per primo dentro di me, sulle suggestioni che mi hanno assalito.
Il fatto, credo, è che la Padrona come mi aveva preannunciato da tempo, ha forse abbandonato l’atteggiamento soft per iniziare a premere un po’ sull’acceleratore del mio addestramento. Così ieri dopo pranzo ha iniziato a dirmi:"...sai angelo che meetic è piena di slave…ti dico, ma non prenderla come una dichiarazione rassicurante, devi continuare a crescere, che non sono interessata alle collezioni... io voglio una sola persona, ma perfetta…non cerco e non considero altro… per ora ti sto dando la possibilità di essere perfetto, perfetto per me... non credo sia necessario informarti del fatto che ci sono slaves che cercano padrone, è intuibile."
Non sono geloso, né di altri uomini né di altri schiavi, ho piena coscienza di chi sono e di quale sia la mia posizione e quelle parole sono state quindi per me uno stimolo, una motivazione aggiuntiva a fare sempre bene.
Poi alla sera qualcosa si è incrinato. Un niente, un nulla che mi ha trasmesso un lievissimo malessere. E’ capitato che, come sempre, prima delle 20 mi sono connesso. Lei però non c’era e così, dovendo prepararmi per il turno di notte, intorno alle 21 le ho inviato un sms per chiederle se potevo sloggare. Proprio in quel momento la Padrona è entrata in chat e, appena letto il mio messaggio, mi ha scritto."... bene vai a prepararti...notte". Ho sentito un soffio gelido, una freddezza che mi ha scosso. Confermato un attimo dopo quando, al mio chiedere come stava si è limitata ad un distaccato:"bene...vai pure angelo... notte".
Lo so, queste sensazioni sono sciocche. Per due ragioni. Primo perché mai devo dubitare, e questo è stato il leit-motiv di questi primi giorni di addestramento. Secondo perché nulla mi è dovuto. Qualunque cosa decida la Padrona, parlarmi o meno, entrare o non entrare, non avevo e non ho motivo né diritto di farmi turbare dalle sue parole e dai suoi comportamenti.
Eppure ho sentito una scossa e gliel’ho riferito. Le ho detto che mi spiaceva andare al lavoro. E Lei mi ha ricompensato con un "anche a me ti abbraccio" che ha sciolto tutto il gelo che sentivo. Sono stato subito meglio e mi è sfuggito di dire:"ne avevo bisogno". A quel punto la Padrona ha dimostrato tutta la Sua grandezza dicendomi la cosa che più di ogni altra poteva rincuorarmi, due parole semplicissime:”Lo so”.
Quattro lettere che testimoniano tutta la capacità che ha di leggermi dentro, mi sono sentito protetto, sicuro e sono sloggato sereno.
Forse ho inconsciamente (e stupidamente) collegato il distacco che avevo sentito con le cose dettemi dopo pranzo. Se è così è stato un errore, ne ho presa piena coscienza dopo quella frase elementare che in un momento mi ha tranquillizzato e, nelle lunghe ore del turno notturno ho metabolizzato quanto avvenuto. Io sono Suo, le appartengo. Questo significa una gioia infinita ma anche la consapevolezza che il cammino è duro, lastricato di questi attimi e che non devo cedere allo scoramento ma, anzi essere felice se la Padrona mi mette alla prova e aumenta la pressione. Piccoli scalini che mi avvicinano al sogno.
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