Non mi basta scrivere di Lei, tanto non riesco a fare altro che pensarla. E allora da oggi provo a scrivere un racconto, da affiancare al mio diario quotidiano. Un racconto che è l'immagine della mia immaginazione, di come sogno le cose. Forse un gioco ridicolo che se Lei non gradirà verrà cancellato e dimenticato.
Il suo aereo è arrivato puntuale. Io sono arrivato in aeroporto con due ore di anticipo, certo Lei non era ancora partita dalla Sua città quando io ero già qui ad attenderla.
Guardo le porte aprirsi e i passeggeri uscire alla spicciolata ma i miei sensi sono a mille.
Eccola. Unica, bellissima, inconfondibile... trattengo il pianto per la gioia. Si avvicina e il mio impulso sarebbe buttarmi in ginocchio ma so che Lei non vorrebbe.
E' davanti a me, le prendo la mano e la bacio con un gesto fuggevole, sussurrando "Benarrivata Padrona". Lei mi scruta degnandomi appena di un "Ciao". Prendo il suo bagaglio e ci avviamo verso il parcheggio. Non capisco più nulla, sono inebetito, frastornato, impaurito. La faccio salire chiudendo lo sportello e inizio a guidare ma non sono me stesso. Lei è silenziosa, mi scruta, mi analizza e io vorrei piangere, cerco di concentrarmi sulla strada ma è sempre più difficile. Scambiamo qualche parola sul Suo viaggio ma io avrei bisogno di ossigeno e impercettibilmente abbasso il finestrino. La mia Padrona è qui, accanto a me. Colei che domina la mia mente, colei che gestisce la mia vita... è troppo bello, troppo. Forse è un sogno e mentre viaggiamo spediti in tangenziale penso di sterzare, di buttarmi contro il guard-rail certo che mi sveglierò solo nel mio letto e che tutto questo non è altro che un meraviglioso, splendido sogno.
Attraversiamo tutta la città e parcheggio sotto casa mia. Scendo e le apro la portiera. Dio quanto è bella.
(CONTINUA)
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