sabato 10 marzo 2012

Racconto: Capitolo V

La mia sveglia è suonata presto, sebbene sia sabato. La Padrona vuole essere svegliata alle 9, ma io mi devo alzare molto prima in modo da lavarmi e poi riordinare il bagno in modo che sia perfetto quando dovrà usarlo Lei. Così dopo una breve doccia pulisco con cura tutti i sanitari, metto degli asciugamani puliti e faccio sparire in un cassetto tutte le mie cose.
Poi, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, scopo con cura i pavimenti e spolvero. La Padrona ci tiene che la casa sia sempre pulita ed in ordine. Infine quando ormai mancano pochi minuti all'orario indicatomi, provvedo alla colazione. Non so ancora bene i Suoi gusti, per cui su un vassoio preparo del latte, un caffè caldo e un bicchiere di succo d'arance appena spremute, delle fette biscottate con marmellata, una ciotola di corn-flakes e qualche biscotto.
Sono puntualissimo quando silenziosamente apro la porta della camera e poggio il vassoio sul comò. Mi inginocchio accanto al letto, scopro lentamente i piedi ed inizio a baciarli per svegliarla nel modo più dolce possibile. Dopo poco Lei inizia a muoversi e a stiracchiarsi. la saluto con un "Ben svegliata Padrona" e, dopo aver sollevato di poco la tapparella, le servo la colazione a letto. Lei che si è messa seduta, appoggiata ai cuscini, inizia a mangiare e intanto mi da le indicazioni per la giornata. Alle 11 dovremo uscire e la accompagnerò a casa di parenti che intende visitare.
Mi sembra sia soddisfatta quando posa il vassoio e mette le gambe giù dal letto. Io sono pronto ad infilarle le pantofoline e a seguirla sino alla porta del bagno. Ma questa volta non ha bisogno dei miei servigi. La vedo entrare e chiudere la porta alle sue spalle. Approfitto del tempo in cui Lei fa la doccia e si prepara per rifare il letto, spolverare con cura la camera e lavare i resti della colazione.
Finito tutto resto in attesa. Non posso vestirmi perché tocca alla Padrona scegliere quali abiti dovrò indossare. Ormai a me non è rimasta nessuna libertà, ogni decisione, anche la più piccola sulla mia vita, spetta a Lei. La mia esistenza le appartiene, e io sono felice.

(CONTINUA)

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